PREVENIRE CON GLI ANTIRETROVIRALI - IAS 2011

Dal sito "Focus Salute" riportiamo questo interessante intervento


Hiv/Aids: prevenire con gli antiretrovirali


I farmaci possono essere usati non soltanto per trattare la malattia ma anche per prevenire il contagio


«Treatment is prevention», la terapia è prevenzione: in questa frase di Julio Montaner, già presidente dell’International Aids Society e direttore del British Columbia Centre for Excellence in Hiv/Aids di Vancouver, sta il cuore della “rivoluzione” che parte da Roma. Scrive Montaner su Lancet: «L'evidenza sta tutta in questo: il trattamento antiretrovirale è prevenzione. La terapia previene in modo marcato la mortalità e la morbilità, la trasmissione dell’Hiv e la tubercolosi. Inoltre la terapia previene la trasmissione verticale del virus, la trasmissione per via sessuale e nel contesto dell’utilizzo di droghe la trasmissione per via iniettiva». 

La “rivoluzione” che parte da Roma è proprio nell’evidenza ormai acquisita che oggi, per l'Hiv/Aids, non è più pensabile separare la strategia di prevenzione da quella di terapia. La via maestra per il futuro sembra essere dunque nell’uso non convenzionale del farmaco, senza per questo escludere, ma piuttosto integrare, gli altri sistemi “storici” di prevenzione, come quelli di barriera (il preservativo) e la circoncisione maschile.
È stato calcolato che la sola diffusione estensiva dei mezzi di prevenzione abituali potrebbe ridurre del 50% l’incidenza dell’Hiv. Soprattutto in zone a elevata endemia – ma non soltanto – sono necessari e oggi individuabili nuovi strumenti di prevenzione per contrastare la diffusione del virus. 
Nuovi strumenti come microbicidi, la cosiddetta Prep (Profilassi pre-esposizione) e la strategia “Treatment as prevention”.
I microbicidi sono composti che possono avere diversa formulazione, ma per lo più si tratta di gel. Molti di questi microbicidi in fase di studio sono pensati per un uso vaginale, ma sono in fase di messa a punto anche microbicidi rettali.
Un altro approccio è costituito dall’assunzione preventiva per via orale di antiretrovirali, per esempio in coppie discordanti, cioè quelle in cui uno solo dei pertner è Hiv-positivo. Al Congresso di Roma questo approccio è stato discusso presentando i risultati, già anticipati ai media di tutto il mondo, di due studi condotti in Kenya, Uganda e Botswana nel contesto del progetto Partners PrEp. I risultati mostrano che l’impiego di antiretrovirali usati sinora per trattare l'infezione, se somministrati ai sieronegativi partner di persone sieropositive, sono in grado di prevenire dimezzando almeno le possibilità di contrarre l’Hiv durante i rapporti sessuali. 
Altra strategia diversa e forse di più diretto impatto è quell, appunto del Treatment as prevention: la terapia antiretrovirale, abbattendo la carica virale nel singolo soggetto in terapia, riduce fino quasi ad azzerare l’infettività della persona trattata con la Haart. Ancora una volta il “laboratorio naturale” o, se si preferisce, il contesto di real life è costituito dalle coppie discordanti. Sulla base di queste osservazioni nel 2008 un team di ricercatori dell’Organizzazione mondiale della sanità ha definito un modello che ipotizzava l'uso combinato dell’offerta del test su base annuale e l’offerta contestuale delle terapie a tutti gli Hiv-positivi: il risultato di questo intervento avrebbe, secondo il modello, abbattuto l'incidenza di Hiv in modo netto, fornendo le basi per una sua possibile eliminazione. L’avvio precoce della terapia in tutti coloro che risultassero sieropositivi all’Hiv provocherebbe di fatto una riduzione notevole dell’incidenza di nuove infezioni e un aumento conseguente della copertura terapeutica in un dato territorio, abbattendo la quantità di virus circolante in una data popolazione: è il concetto dellacommunity viral load.
I dati in questo campo offrono evidenze concrete che vanno oltre il modello matematico. L’analisi degli effetti di una strategia di questo genere in British Columbia condotta proprio da Montaner vanno in tal senso. Ma anche i risultati dello studio HTPN 052 mostrano chiaramente che in coppie sierodiscordanti la terapia precoce con antiretrovirali riduce del 96% il rischio di trasmissione del virus. Laddove per precoce si intende un’assunzione molto anticipata rispetto a quanto le linee guida attuali raccomandano. 
Come ben sintetizzato da Anthony Fauci, direttore del Niaid di Bethesda, in un recente editoriale suScience, allora, «l’opportunità, per la prima volta nella storia dell'Hiv/Aids, di controllare e porre fine all’epidemia è fattibile a condizione di un reale impegno sia sul piano sociale, sia sul piano politico, sia su quello finanziario». 
Problemi comuni al mondo e particolarmente qui in Italia, che ospita la conferenza Ias e nello stesso tempo vede ridotti i fondi per la ricerca e azzerati i finanziamenti al Global Found per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria...
Link all'articolo originale: http://www.focussalute.it/ias_2011/hivaids_prevenire_con_gli_antiretrovirali1311235845